lunedì 9 dicembre 2019

Welcome to the jungle.


La morte della proattività.

Incollati sui social a spiarci le vite.
Ingabbiati tra Like e Reactions.
Abbracciati dall’insoddisfazione che questo ci lascia.
Eppure tutti lì, a vedere chi ha smosso un clic o visualizzato una Stories.

Ha smosso un tap.
Ha pigiato su uno schermo.
Ha letto.
Ma l’emozione dove sta che non la percepisco?

Ragazzi svegliatevi.
Immaginate se non ci fosse tutto questo cosa rimarrebbe. Rimarrebbe ciò che rimane: il nulla.

Inappagabili desideri dietro quegli schermi, rimangono tali. 



Welcome to the jungle of nowhere, nothing, none.

sabato 7 dicembre 2019

...e invece lei era lì con tutte le chiavi, per tutte le mie serrature.

Credevo di non avere molto da dire...e invece lei era lì con tutte le chiavi, per tutte le mie serrature.
È assurdo come l'autodifesa sia attivata perennemente.
È assurdo come spesso le persone che non frequentiamo sappiano leggere OLTRE.
Oltre le parole che non sentono.
Oltre le foto che non vedono.
Oltre le Stories che non guardano.

Più vivo, più mi rendo conto di quanto sia più grande il non-detto di ciò che ci raccontiamo.
Più ascolto, più mi immedesimo.
Più taccio, più implodo.



Era lì per me, solo per me.

C'è ancora tanto da imparare da noi stessi e dagli altri.
Ci sono ancora tanti passi da percorrere per essere e per darsi spazio.
Solo DOPO capisci che costa di più non essere che essere.
Solo DOPO capisci che non ha senso mascherarsi.

Ma intanto si attivano automatismi che innescano meccanismi da cui è difficile uscire. Ormai hai un ruolo ed è solo merito/colpa tua.
Lei dice che siamo ancora in tempo.
Io voglio timidamente crederle.

domenica 17 novembre 2019

Salutò la sua riva.


Salutò la sua riva.

Sorrise.

Anche stavolta non sapeva tra quanto tempo l’avrebbe rivisto.
Anche stavolta sapeva di averne tratto beneficio e RESPIRO.
Il RESPIRO lontano dalla consuetudine con orizzonti limitati, per i suoi occhi lunghi.
Perciò sorrideva.
Il futuro è ancora un punto interrogativo, ma il mare no. Il mare è la sua certezza.
Abbracciò l’intensità.
Abbracciò la vita.
Abbracciò la sua riva.

“Tornerò” esclamò. 
Sorrise e se ne andò.




lunedì 11 novembre 2019

Quantum leap




A volte compaiono degli ologrammi nella nostra vita.
Ogni volta con un costume diverso. 

C’era un telefilm negli anni ’80-’90 in cui il protagonista di materializzava in epoche diverse per risolvere situazioni o salvare la vita a qualcuno.

Che vita sarebbe se vivessimo così? 

Forse riusciremmo a vivere solo cose INTENSE: sbarcare in un tempo X, diventare per qualche tempo la persona Y e vivere la sua vita per un po’.
A tratti sarebbe una vera figata, ma poi? 

Sarebbe un continuo vagare e per noi che impieghiamo così tanto cervello a cercare di capire CHI SIAMO, COSA VOGLIAMO e DOVE STIAMO ANDANDO, sarebbe forse una tortura?

Naturalmente non lo so, ma pensavo agli ologrammi.

E pensavo a quanto spesso si abbia “fretta” di etichettarsi, rischiando la crisi esistenziale.
Che strana questa società. 
Corre troppo.
E certi giorni invece sembra immobile nella sua corsa inutile.





Staccate i telefoni e godetevi il vostro tempo, 
siate tutti gli ologrammi che volete essere, in piena libertà.



mercoledì 2 ottobre 2019

Quasi 2020.


L’elegante non-chalance trionfa.

il galateo della stitichezza emotiva ha il petto tronfio.

La staticità della confortante stabilità esulta.

Ma poi…

Vaneggia nascosta la speranza.

Sogna rannicchiata l’anima.

Pompa in segreto il cuore.

Si nutre raggomitolato il desiderio.





Eppure, siamo ancora liberi di scegliere.




Madri universali


Mi hanno chiesto a cosa mi ispiro per scrivere, se parlo solo della mia vita (no, non vi dico di più). Ma no, parlo anche delle storie che ascolto e che mi fanno riflettere.

Per esempio, stavolta, penso alla storia di chi sa che scrivo per lei (glielo dirò) e mi ha dato da pensare. Mi aveva chiesto un “CHE NE PENSI?” ma in quel momento non avevo tempo per sbobinare il mio pensiero, ed allora eccomi qui.

Penso che noi donne (soprattutto) spesso è come se avessimo quest’innata attitudine materna che ci porta a credere che la condivisione di momenti di parti “oscure” o “a molti nascoste”, ci renda poi legate ad un filo a qualcuno che magari si è lasciato andare e noi con una manciata di pensieri e sentiamo la tacita “responsabilità di non ferirlo”, prendercene cura, magari anche di supportarlo.

E’ un’attitudine meravigliosa.

Ma al tempo stesso pericolosa. 

Perché?
Perché ci rende vulnerabili.
Perché ci rende soffici.
Perché ci fa inviare e incanalare energie buone anche verso chi magari non lo merita. Certo, se dovessimo stare a “dare” solo a chi “merita” saremmo come la bilancia di un supermercato e non saremmo umani, ma questa cosa ogni tanto ci fotte.
Ci fotte nella maniera in cui ascoltiamo per ore senza avere indietro la stessa cosa.
Ci fotte nella maniera in cui si prende spazio nel nostro cervello, nel quotidiano …e magari, in una silenziosa speranza speriamo che un giorno quel “qualcuno” ci ringrazi, apprezzi il nostro ESSERCI.

Se penso a me...
...in pochi mi hanno detto GRAZIE.
Ma è anche vero che…se sei come sei non c’è un caxxo da fare: continuerai a dare anche se non ti arriva alla fine il rimborso spese.

Ma forse è proprio questo che ci rende uniche. Che ci rende umane.
Poi sì, c’è un limite.
Ho imparato che siamo noi a dare spazio al “male” ed è “solo questo” che dobbiamo imparare a gestire: limitare lo spazio alle persone negative, a quelle che sono con noi solo per attingere.

Ho imparato con un’iniziale fatica, un fortissimo senso di colpa, che il sano egoismo a volte è l’unica salvezza.
Non abbiamo il potere di "cambiare il mondo” o cambiare le persone che secondo noi andrebbero aiutate, soprattutto se non vogliono rimboccarsi per primi le maniche.
E’ energia sprecata.

Io ci provo, poi se non c’è collaborazione, cambio strada.
Per quanto sia stata e sia tuttora fortunata ad avere delle costanti nella mia vita, ogni passo l’ho fatto con i miei piedi, inevitabilmente.

Ed è così per tutti.
Ma non tutti ne hanno consapevolezza.

Forse abbiamo la necessità di sentirci “speciali” e ogni tanto travisiamo parole e atteggiamenti perché ci piace immaginarci uniche destinatarie di alcune attenzioni.
Ma, ho imparato e sto imparando, che parole e atteggiamenti non valgono un caxxo. 
Ciò che conta sono le azioni, i fatti.

Le persone che SCELGONO.
Le persone che VIVONO.
Le persone che SI EMOZIONANO alla luce del Sole.
Le persone che magari FALLISCONO, ma ci hanno provato.
Le persone che SUPERANO i propri limiti.
Le persone che SI SPORCANO.

I bla bla bla non ci arricchiscono, ci portano solo dentro la loro confusione egoistica e adolescenziale.
Sì, adolescenziale.
(quanto sei cattiva!)

Adolescenziale perché è quella fase della vita dove siamo tutti un po’ ESTREMI, soprattutto nella negatività, perché pensiamo di essere gli unici portatori di un’intelligenza più acuta (insieme ai nostri coetanei) che ci pone su un piedistallo o in una sorta di univoca verità che nessuno può comprendere. In quella fase “noi siamo così, punto!”

Crescere è SPORCARSI, rimodellarsi, confrontarsi, SPORCARSI, rimodellarsi, ascoltare, PROVARE, tacere, soffrire, SPORCARSI, cambiare idea.

Crescere è disperarsi, perdersi, ritrovarsi, fare pace con se stessi o almeno provarci. Crescere è prendersi cura di migliorarsi.

Rimarremo sempre delle meravigliose madri universali (cit. la prof. di Filosofia) ma gestendo al meglio le nostre SACRE energie.




mercoledì 25 settembre 2019

Sporcarsi.

Torno a pensare al silenzio, al taciuto.
Siamo tutti dei caxxo di vulcani, eppure abbiamo la stravagante attitudine all’implosione malevola.

L’implosione che non ci fa fare un passo avanti verso la “follia”, verso quell’emozione che poi tanto desideriamo e cerchiamo ovunque, anche dove siamo certi di non poterla trovare (perdendo tempo ed energie).

Se fossimo più umani, 
se fossimo meno attenti a nascondere i nostri timori anche a noi stessi, 
se fossimo meno responsabili del galateo del “contenimento emotivo” e di quella taciuta attitudine all’omologazione della società…
Cosa accadrebbe se rischiassimo ogni tanto? 
Cosa accadrebbe se rischiassimo di “sporcarci di emozioni" quando pensiamo che NE VALE LA PENA? (e sì, solo noi possiamo sapere se ne valga o meno la pena, Google non ci aiuterà ad avere la risposta!)

Ipotizzate la risposta peggiore.
A me la prima che viene in mente è la “sofferenza”, ma poi mi chiedo quale sia l’alternativa e mi rispondo “il piattume”.

Morti viventi. Questo è ancora peggio.

Ed arrivano le invidie, le malate gelosie, i pettegolezzi, i tradimenti, la psicosomatica e i pesi sullo stomaco. A volte è tutto già così chiaro che parlarne è superfluo.

Dagli errori si impara, sempre.

(ho letto da qualche parte una cosa del tipo”se tutto il dolore che hai vissuto ti ha reso cattivo, allora non è servito a niente”)

Take care. 

(foto spettacolare di Francesco Galgano)

lunedì 23 settembre 2019

Sarebbe tutto più leggero, ma non sarebbe mio.

Sarebbe tutto più leggero se non lo vedessi con questi occhi.
Sarebbe tutto più leggero se non lo guardassi con questo bagaglio.
Sarebbe tutto più leggero se non lo vivessi con questa consapevolezza.

Ma non sarebbe mio.
Non sarebbe il mio mondo.
Non sarebbe il mio modo.
Non avrebbe quel gusto di devastante percezione di malessere che non voglio toccare, mentre mi ci immergo.

Ho sempre sostenuto di volermi impregnare di vita, probabilmente perchè la vita stessa non mi ha lasciato altra scelta e allora ho finito col credere che fosse una decisione mia.

Non si va mai lontani da se stessi.
Possiamo nasconderci quanto vogliamo, noi siamo lì.
Possiamo girare il mondo, noi siamo lì.

Le radici non si tagliano.
Le ferite si cicatrizzano sì, ma lo sguardo cambia.
Le chiavi, le chiavi piene di significato...

Piedi fermi su orizzonti lontani.
Sguardi lunghi.
Viaggi costanti.
Insaziabile.
Insaziabile.



 "Non troverai mai quello che cerchi, 
sembri sempre alla ricerca di qualcosa che non troverai mai" 
risuonavano in testa le parole di un amore pieno di tradimenti, 
dell'uomo senza tempo, finito incappato nell'abitudine, 
finito a chiedere di lei, a distanza di secoli e vite, 
alla ricerca spasmodica della ricerca condivisa in quegli anni.

domenica 1 settembre 2019

Preghiera al mondo

Fermatevi.
Abbassate le luci.
Fermatevi.
Guardatevi. Ascoltatevi.
Liberatevi.
Ascoltatevi.
Non c'è nessun altro che lo farà al posto vostro.
Imparate ad ascoltarvi,
imparate a volervi bene,
imparate a prendervi cura di voi stessi,
imparate a dedicarvi del tempo.

Prego per voi perchè avverto il malessere, ma non ho la forza di abbracciare tutti, nè ho energia per tutti.
La mia la coltivo, a volte a fatica ed è per questo che vi chiedo di provare a FERMARVI.

Imparate a stare da soli.
Imparate a viaggiare da soli (seppur stando fermi).
Datevi quell'abbraccio di cui avete bisogno.
Datevi la possibilità di ascoltarvi, commuovervi, disperarvi...
Datevi la possibilità di lasciarvi andare senza incolpare qualcuno per le vostre mancanze e le eventuali insoddisfazioni.

Avverto il malessere,
avverto la necessità di riempire ogni spazio di tempo libero per SCAPPARE dai vostri pensieri.
Ma non si scappa dalla propria testa, quindi potete solo prendervene cura, osservare i pensieri, pesarli ed eventualmente barattarli con pensieri nuovi, che siano solo vostri.
Non è necessario condividerli.
Curatevi in uno spazio segreto, che sia solo vostro.

Gli occhi dell'altrove sono un posto profondo e sano.
Andate ad immergervi toccando il vostro fondo oscuro, dategli sfogo.
Si può solo risalire, sì, ogni volta.

Non posso dare lezioni di vita, ma solo provare a condividere il mio modo di sopravvivere in questa giungla.

Vi auguro di trovare la vostra chiave, ma soprattutto di CERCARLA.
Solo voi potete, meglio di chiunque altro.

venerdì 30 agosto 2019

Dialoghi non pervenuti

"Non ti ho chiesto nulla"
"Lo so e mi è sembrato strano"
"Non me l'hai mai detto"
"Lo so, è perchè mi ha destabilizzato"
"Non capisco questa necessità di mentire"
"Volevo tenerti legata a me...in qualche modo"
"Non sarebbe stato più semplice dirmi quello che provavi?"
"Se l'avessi fatto, avrei poi dovuto prendermi cura
e responsabilità per quelle parole
...e non me la sento"
"Quindi non sai quello che vuoi...e non sai neanche quello che non vuoi"
"Non voglio perderti, questo lo so."
"Troppo comodo..."
"Lo so, è da vigliacchi"
"Gli uomini spesso credono che esprimere un'emozione equivalga a darti tutto di se stessi,
ma non è così"
"Lo so, ma noi uomini siamo traumatizzati da tante donne 
che hanno confuso una parola dolce con una proposta di matrimonio"
"Lo so, lo so. Ma non credi che ci stiamo girando intorno?"
"Si, un po' si...hai fretta?"
"Non mi è chiaro cosa voglio,
ma di certo so cosa NON voglio.
Ho fretta di fare pulizia."



Il nuovo saggio le tirò su il sorriso

Il nuovo saggio le tirò su il sorriso e le ricordò una vecchia frase " e se ci saranno cose che non potrai controllare, allora definisci la tua posizione".

Le rischiarò il volto, le sembrò tutto più leggero, più chiaro, più affine, più vero.

Fu una rivelazione, per quanto già sentita e risentita, arrivò al suo orecchio al momento giusto.


- - - -

Tagliate le corde.
Tagliate le corde delle ancore.
Lasciate andare ciò che non è in vostro potere controllare.
Abbiate cura di voi stessi: è questo SEMPRE l'unico rimedio infallibile.


"Infallibile????"
Sì, infallibile. 

sabato 13 luglio 2019

Humanity


Nel taciuto spesso c’è un mondo.

Nel taciuto a volte c’è il pensare che non ne vale la pena.

Nel taciuto c’è la necessità di tutelarsi e il timore di fidarsi della persona sbagliata.

Nel taciuto c’è il terrore di perdere il proprio spazio, perchè non si è disposti a farlo.

Nel taciuto c’è un pizzico di (forse stupido) orgoglio che ci spinge a comportarci come degli specchi: ti dò quello che mi dai, ti dò quello che ti meriti, ma chissà perchè non viene mai capita la “tattica dello specchio”. Forse perchè ci sentiamo spacchioni anche quando non dovremmo, ci sentiamo per qualche assurdo motivo “più fighi, più meritevoli di attenzioni” rispetto all’altro. E intanto l’altro ragiona tipo “guarda come ti sei comportato/a, faccio uguale” o “guarda come ti sei comportato/a, allora col caxxo che ti cerco”.

Eppure, in questo taciuto, quanti mondi ci sono che non comunicano?
Quante occasioni ci perdiamo?
Ce le perdiamo davvero?
O a volte preferiamo tacere proprio perchè abbiamo consapevolezza che non ci potrebbe essere ALTRO perchè viaggiammo su binari paralleli?

Qualcuno potrebbe pensare “finchè non ci esponiamo, non lo sapremo mai”. Chissà.
Ho sentito tante storie di persone che si sono esposte e nonostante questo sia rimasta un tot di gente a nascondersi dietro ad un dito.

Nascondersi dietro ad un dito.

C’è una parte del nostro cervello che ci contraddistingue rispetto agli animali: il cervello recente o corticale. 
E’ quella parte che si occupa dell’elaborazione del linguaggio, del parlato e che è in grado di produrre pensieri LOGICI. Il “conscio”: ragionare sulle proprie scelte.
L’elaborazione dei nostri pensieri…
…la stiamo buttando in un cesso.

E’ difficile, è spesso difficile per me, adattarmi a questa società e a questi metodi, per quanto talvolta ne faccia uso per adeguarmi, necessariamente.
Ma poi devo correre a scrivere, devo chiudermi a pensare, staccare la spina e ricordarmi di PESARE le menti, di distinguere e di fare luce sui “taciuti” e provare a dare delle valutazioni.

Non è un processo semplice. In questa società ci stiamo DISABITUANDO a quella che un tempo non troppo lontano era per noi la “normalità” (detesto questo termine ma forse rende l’idea), intesa a volte, semplicemente come EDUCAZIONE, RISPETTO e COERENZA. Per me, tuttora, alla base della vita, di qualunque tipo di rapporto con un altro essere umano. Un tempo questi comportamenti per noi erano alla stregua di una “banalità”. Oggi una rarità.

Cerchiamo di non perderci.
Cerchiamo di distinguerci.
Cerchiamo di coltivare una bella unicità. Tante belle unicità ridaranno valore a questa società.




domenica 7 luglio 2019

Momenti di verità


Non so da quando sia iniziato tutto questo.
Non so da quando sia iniziato a passare il messaggio che essere cinici sia alla stregua di una qualità ed essere sensibili una debolezza.
Non so da quando la percezione dell’essere menefreghisti sia per molti un motivo di vanto; 
essere disattenti, essere superficiali.

Quello che so è che (purtroppo o per fortuna) mi è capitato spesso di essere presente a "momenti di verità".
Che siano durati attimi, minuti o una manciata di ore.
Ho intravisto l’essenza di molti. 
A volte penso sia stata una bella opportunità, altre una tremenda illusione.

Ci sono tanti messaggi, email, lettere che ho scritto e non ho mai inviato.
Sono ancora lì, ogni tanto per caso le leggo e mi dico “chissà come sarebbe andata se le avessi inviate”
Avrei stravolto la vita di qualcuno?
Avrei aperto un nuovo scenario? Un nuovo punto di vista?
Mi avrebbero preso per pazza e deriso?

Mi ero ripromessa di non farlo più, mi ero ripromessa di INVIARE sempre i miei pensieri, per alleggerirmi in primis ma anche per mostrarmi a 360 gradi, per far sì che chiunque condividesse con me dei momenti importanti, avesse sempre un feedback…

…ma poi mi sono chiesta se ne valesse la pena, se non avessi corso il rischio di essere in qualche modo fraintesa e se valesse la pena prendermi questa “responsabilità”.
Responsabilità di cosa? Darsi è una responsabilità nel momento in cui ti dai, nel momento in cui ti mostri, se dall’alta parte non c’è qualcuno disposto a condividere il carico, puoi stare certo che lo lascerà cadere. Fingendo disinteresse, andando altrove, sparendo.

Questo perchè i “momenti di verità” per molte persone pare abbiano una scadenza, spesse volte nel momento stesso in cui si concludono, quindi sono attimi, minuscole “aperture” lungo il percorso di “strafottenza" perenne.

Quanto male facciamo all’essenza della vita.
Quanto male facciamo al benessere accantonato.
Quanto male facciamo all’umanità.

Perchè poi il malessere del “non-essere-veri” si manifesta in carenze fisiche, nervosismi, una sorta di insofferenza costante che non riusciamo sempre a spiegarci.

E’ faticoso dare spazio all’essenza per tanti motivi. 

Sicuramente primo tra tutti è che intorno in pochi si danno e ci sentiremmo quasi “stupidi” senza degli interlocutori disposti ad ascoltarci, murati e sommersi di messaggi del buongiorno vacui, di tantissime notifiche sul cellulare che ci distraggono, che avrebbero potuto tranquillamente non esserci e intanto il pensiero si spezzetta, il respiro è veloce, l’occhio sullo schermo e sulle vite degli altri costante e attento, quasi come se ci pagassero per farlo!

Abbiamo smesso di dare valore al tempo per noi stessi, tempio sacro a cui dovremmo dedicarci. 
 Ora, se ci pensate un attimo, ci risulta “concesso” solo per andare magari in palestra, come se dovessimo “giustificarci" con un’attività per stare un po’ con noi stessi.

Dovrebbero insegnarlo nelle scuole: prendetevi cura di voi stessi, ascoltatevi, godetevi un po’ di sana solitudine, lasciate il tempo ai pensieri di prendere forma, costruirsi, modellarsi. E invece no. 

E tutto questo sfocia inevitabilmente nella società, nelle coppie e nelle famiglie basate sulla necessità di sopperire ad un malessere personale. 
Separazioni, divorzi, tradimenti, omicidi.

Quanto spesso sento e continuo a sentire e vedere di persone che “stanno insieme perchè non sanno stare da sole”. Mi si spezza il cuore ogni volta. 
Come ci si dovrebbe sentire a stare con qualcuno che SAI che non sa stare da solo e quindi tu sei una sorta di “conforto”, una sorta di “alternativa al malessere”, NON una scelta.

Ho sempre pensato e desiderato di stare con qualcuno per SCELTA e di stare con qualcuno che mi scegliesse ogni giorno, di non essere un’alternativa al NULLA, al MALESSERE, alla SOLITUDINE.

Ho sempre pensato (e tuttora lo penso) che sia una grande perdita di tempo ed energie fingere che vada tutto bene, non perchè sia “Illuminata” dalla verità, ma perchè poi si manifesta un turbamento perpetuo...

Naturalmente ci sono arrivata con ferite e cicatrici e mi auguro di mantenere questa lucidità emotiva, ma non ho la certezza che possa incorrere nuovamente in sbagli ed errori.
Ma ogni esperienza insegna e se la sofferenza non è in grado di insegnarci a risorgere con il tempo, l’impegno e il sorriso migliore che possiamo augurarci, allora non è servita proprio a niente. 

Intanto ci auguro di concederci tempo non definito da dedicarci, mettere sulla bilancia ciò che ci fa stare bene e male e prenderci la responsabilità dei rapporti umani. 
Rapporti umani.
Alla fine la vita è fatta di questo, no?



sabato 8 giugno 2019

L'emozione

Le persone pericolose sono quelle che stanno nel mezzo.
Sono quelle che nel dubbio seminano un po' dove capita, che provano ad illudersi di illuderti con parole gettate su una terra poco fertile.
Sulla sponda dell’apparenza ricercano l’essenza.

Immersi nella leggiadra inutilità anaffettiva, provano a lanciare pietruzze emozionali.

Intanto continuano a stare nel mezzo, scrutando e studiando, sicuri di non lasciar trasparire la loro ricerca, comodamente immobili.

Anni fa ho detto una cosa in cui credo ancora fermamente: l’emozione è l’unica vera libertà che probabilmente ci rimane in questa società.

Quanto costa emozionarsi?
Quanto pesa?
Quanto spazio ci riserva? Non si sa. Questo è il “dramma”.
L’emozione è lì che vive, si esalta, ti sconvolge in bene e in male, è quel fottuto rischio che puoi scegliere di vivere sapendo che potrebbe un giorno far vacillare le tue consapevolezze.

A volte, scegliere di non viverla ti protegge. Altre, scansarla ti limita.
L’emozione è come un piatto fumante di un profumo di cui sai di non poter fare a meno.

E la vita è sempre e solo una.
Le emozioni sono rare.
Sappiate prendervene cura, sappiate viverle, ma soprattutto non ci giocate. 
Abbiate rispetto SEMPRE delle vostre emozioni e di quelle altrui, perchè potrebbero essere le migliori spinte alla vita e le più tremende devastazioni dei pensieri.

Mi auguro e vi auguro di prendere coscienza di questo, prima di proseguire.
Mi auguro e vi auguro le migliori emozioni possibili, ma soprattutto quelle impossibili, inaspettate, incredibili.

Tutto il resto non conta un cazzo.

Diffidate di chi sta nel mezzo, diffidiamo di chi sta nel mezzo. Non ce lo meritiamo.




giovedì 16 maggio 2019

C'eri.

C'eri.

Ero immersa nella tenerezza e in quella ricerca di donare ai più piccoli e sei arrivata tu, Samba, a chiedermi di giocare insieme "prendimi, prendimi!"

Ti ringrazio scrivendo qui, per quanto possa servire.



Ti ringrazio perchè continui ad esserci e perchè continui ad augurarmi il tuo più grande desiderio, quello che ogni tanto mi fa dannare, perchè se anche accadesse, non potrebbe sentire il tuo odore.

Le lancette e il calendario iniziano a lampeggiare intorno.

E' assurdo come passi il tempo, anche senza di te.

E' assurdo, ancora.

Potrei gioire, potrei dannarmi.

Mi limito all'accettazione.

Ci siamo incontrate, lo so. Accadrà ancora. Lo so.

Mi manchi come il primo giorno.

Continuano a dirmi che ricordo troppo te e ogni volta vorrei fartelo sapere, ma magari sei lì che osservi e sorridi commuovendoti, come faccio anche io.

Sto imparando a non aver paura di splendere.

Non tutti apprezzano e questo automatizza una selezione "naturale" nelle relazioni, a volte fa male, ma con razionalità è quasi un piacere. Molti si aspettano che ci si debba giustificare quando si sta bene, molti invidiano perchè non conoscono il passato o perchè semplicemente non si impegnano abbastanza nel loro presente.
No, le bestemmie non mancano. Ma dopo te, tutto ha una nuova valenza, proprio tutto.
Posso ringraziarti anche per questo o sembrerà troppo assurdo? (Ma ch ce ne fott, suggerì il vecchio saggio) e so che starai ridendo.

Da qualche parte ho letto una cosa del tipo "se il dolore ti ha reso cattivo, allora non è servito a nulla", ecco, potrei tatuarmelo.

Mi manchi, tutto qui.

mercoledì 15 maggio 2019

Bisogno di incoscienza




Con la Luna sulla testa e le onde a pochi metri faccio fatica a mentire.

Non c’è alcuna certezza nel vivere le emozioni.
Non c’è alcuna rassicurazione del tipo “non farà male”. Ma qual è l’alternativa?
Inizia con la A di “accontentarsi" o con la F di "fingere che vada tutto bene”.

La Luna preme nel ricordare ancora una volta che la vita è solo una.
Ma a volte l’anima è come se fosse unta e scappa da ogni presa. O forse è la testa?

Crea disagio limitarsi.
Crea disagio impersonare chi non siamo, ma proviamo a tutelarci.
Proviamo a tutelare la nostra tanto ambita, sudata, guadagnata individualità.
Non abbiamo ancora trovato il modo di farla convivere con un’altra individualità, senza limitare nessuno.

A volte ci sono più parole nei silenzi e nelle cose non dette.
A volte è tutto così chiaro che è inutile parlarne.
Sarebbe tutto più facile se fosse sempre estate.
Sarebbe tutto più semplice se non avessimo memoria dei brandelli di cuore sparsi qua e là, a ricordarci quanto abbiamo dato e quanto abbiamo sofferto.
Sarebbe tutto più vivibile, se non avessimo il terrore di rivivere un dolore.


Vorrei dirti “io ci sarò” e vorrei sentirmi dire che ci sarai.
Vorrei dirti che non farà male e vorrei lo stesso da te.
Vorrei dirti che non ho paura, ma al solo pensiero di un tradimento di fiducia mi si è accellerato il battito cardiaco.
Se dovesse dipendere tutto dalla razionalità non sarei mai pronta.
- - - - 

“Vivi come se fosse sempre estate”, scrisse un post-it e lo attaccò al muro.

Dopo qualche mese, con il cuore in brandelli lo guardò e sorrise.

Sorrise perchè nonostante tutto capì di essere ancora viva e accade sempre quando smetti di credere, arriva qualcosa che ti sfiora e dopo poco ti perfora e non hai scelta, perchè è già entrata.

(tratto da una storia vera)

martedì 23 aprile 2019

Oltre il tempo, oltre te.


Oltre il tempo, oltre te.

Oltre lo spazio, oltre il cielo.

Oltre la dimensione che vivo.

Oltre ogni credenza.

Oltre ogni inutile speranza di riaverti qui.

Oltre ogni cosa, mi immergo ogni tanto nel nostro amore.

Sento il calore.

Sento le tue mani. Sento noi.

Dal mio sempre al tuo per sempre, ancora qui.

L’amore è l’eternità migliore che abbia conosciuto.

Non ha timori, l’amore è, oltre ogni cosa.




venerdì 19 aprile 2019

Le donne hanno sempre da insegnarmi. La vita pure.





Alla fine ci siamo necessariamente adattate.

Ci siamo adattate a questa veloce scelta, al veloce darsi, al rapido scambio di messaggi poco intimi, alla disponibilità del corpo senza anima.

Ci siamo spezzettate pur di condividere, pur di provare.

Abbiamo nascosto o lasciato a casa parti di noi, forse le migliori, pur di gareggiare, ma ogni tanto, nelle notti di luna piena, ci chiediamo se sia questa la strada giusta, ci chiediamo se avremo mai modo di farci conoscere a 360 gradi, se ne varrà la pena, ma soprattutto se dall’altra parte ci sarà un interlocutore attento, un interlocutore che non scappa, un feedback reale, una persona senza maschera che abbia voglia di sporcarsi, mostrandosi.

Abbiamo inciampato e talvolta continuiamo a farlo, in stralci di esseri umani che sembrano veri.

A modo nostro ci mettiamo in gioco, pur sapendo che in realtà non lo stiamo facendo come abbiamo sognato.

La favola che ci hanno inculcato prima di addormentarci da piccole, la favola che abbiamo agognato attraverso film e storie d’amore dei più attenti letterati a volte pesa come un macigno: ti osserva, ti scruta e a volte pare che ti stia insultando.

Il paradosso è che proprio in questa società siamo pieni di strumenti di comunicazione e nonostante l’uso sia trasversale, abbiamo imparato a NON DIRCI, NON DARCI, NASCONDERCI, ESCOGITARE, PRESTARE ATTENZIONE ai dettagli, ai toni che potrebbero essere fraintesi in un messaggio breve. 

E intanto il desiderio a volte pare essere deceduto, altri lo scopri nascosto nel timore, pronto a difendersi.

Ho sfogliato pochi giorni fa un libro scritto tanti anni fa e anche lì mi dannavo per la mancanza di LIBERTA’ nei sentimenti. Oggi siamo fastidiosamente calcolatori, poco inclini a rinunciare alla nostra individualità, una delle poche certezze su cui possiamo ancora contare. Ognuno a custodire il suo scrigno, con sorrisi pieni e talvolta vuoti così pieni di intensità che è davvero un peccato non condividerli..

A volte ci chiediamo cosa pensino di noi alcuni personaggi a cui abbiamo mostrato solo alcuni aspetti. 
Ma probabilmente non glielo chiederemo mai.
Eppure siamo curiose.

Le donne hanno sempre da insegnarmi.
La vita pure.

domenica 24 febbraio 2019

"...forse ti incontrerò dove incomincia il mare..."




Le tue mani nelle mie.
La tua risata nella mia (me l'hanno detto qualche giorno fa)
La mia curiosità coltivata da te.

Dicono che quando qualcuno non c'è più sopravvive nei ricordi e negli insegnamenti.
Dicono che ci si abituerà.
Dicono che faccia parte del ciclo della vita.
Dicono mezze verità.

Penso che mi manchi.
Penso che il tuo odore si riproporrà solo in rare occasioni, quasi per sbaglio e si fermerà il tempo e aleggerà una stupida illusione aggrappata ad una speranza impazzita.
Penso che vorrei raccontarti tante cose.
Penso che non sia solo polvere che rimane.

Ascolto le canzoni che adoravi e mi commuovo.
Ascolto le nostre canzoni.

E un altro pezzo del nostro puzzle se n'è andato, spero che da qualche parte vi siate ritrovati.

Noi continuiamo a crescere.
Noi continuiamo a farlo da sole.
Avrei bisogno di una spruzzata della tua personalità, solo un attimo.
Avrei bisogno di una chiacchierata piena di sigarette.
Avrei bisogno di sapere che posso tornare ad affacciarmi al mio balcone.
Avrei bisogno di camminare a piedi scalzi sul mio pavimento.
Avrei bisogno di cantare insieme e riattivare quella meravigliosa energia.




"...forse ti incontrerò dove incomincia il mare..."




sabato 16 febbraio 2019

Le cose accadono.

(da un diario)

Si sciolse il ghiaccio, si allagò il bagno, la casa.
Le sembrò un incubo. Poi capì che era stato un miracolo.
Capì che era viva.
Capì che nella rinascita e nella ricostruzione, durata un anno (ma ancora in corso), era stata riaccesa anche la parte del cuore che pensava non sarebbe mai più stata capace di riaccendere, non in quel modo.

Le cose accadono.
Non ci viene chiesto se siamo pronti, altrimenti, spesso, la risposta che daremmo sarebbe NO.
Sempre pronti a schermarci, armati di maschera.
Sempre pronti a tracciare il limite oltre il quale non si va perché fidarci è quanto di più grande possiamo dare, "semplicemente" perché fidarsi equivale ad affidarsi.
Affidarsi.
Abbiamo il terrore che non ci tengano a galla, che poi cadiamo e sprofondiamo, seduti a gambe incrociate a guardare le pareti dipinte di illusioni e sogni a forma di cuore e sole...da soli.
Se mi chiedessero oggi "Sei pronta ad affidarti?" Direi di no, eppure un po' di pareti le avevo già dipinte, pur non conoscendo.

Qualcuno a scuola ci ricordava che "Solo lo stupore conosce" ed è così: lo stupore va a fondo, ad esplorare le migliori maestrie delle nostre capacità razionali ed emozionali, quelle che non tutti hanno gli occhi per vedere e tu, attraverso lo stupore, prendi (e dai) le chiavi giuste e ti lasci trasparire con una limpidezza a tratti sconcertante, perché non siamo abituati alla sincerità 100%, non siamo abituati all'empatia, alla telepatia e a comunicare nel silenzio.

Mi ammiro, mi ammiro per esserne stata in grado, per quanto poco sia durato... è come quel manichino in Strada Maggiore: l'armatura col buco al cuore luminoso: "Ho trasparito", ecco sì, ho trasparito.



mercoledì 6 febbraio 2019

Calendari con nuovi numeri ed altro giro di boa.

Calendari con nuovi numeri ed altro giro di boa.

Ringrazio il cielo per essere ancora qui, viva.

Mi ero ripromessa di non augurare nulla...ma è più forte di me.

So che qualcuno passerà di qua, per curiosità, e allora mi comporto come ho sempre fatto e vi lascio il mio augurio.

Lascio l'augurio a quelli che non posso definire nemici, ma a quelli che si sono defilati, perchè prendersi delle responsabilità è una scelta troppo grossa.

Volevo ricordarvi che i rapporti si coltivano così come si distruggono e ci sono SEMPRE delle motivazioni, talvolta dette, altre taciute.

Vi auguro di imparare a prendervi le vostre responsabilità in ogni tipo di rapporto, anche quello che vi può sembrare superficiale, ma soprattutto quelli che credete (o fate credere) siano intensi.

I rapporti intensi sono belli perchè emozionano. ("La fortuna di incontrarsi e il coraggio di tenersi", diceva qualcuno)

I rapporti intensi sprigionano luce e fiducia nell'essere umano, quel sentimento che proprio non ti aspetti.

Vi auguro di imparare a parlare e prendervi la responsabilità ALMENO di quello che dite, bello o brutto che sia.

Vi auguro di imparare a guardare i vostri passi, prima di giudicare quelli altrui.

Vi auguro di provare ad acquisire la consapevolezza che nel silenzio ci sono mille mondi e che spesso ci si può fraintendere.

Vi auguro di avere il coraggio di vivere pieni di voi stessi e smettere di guardare altrove per non prendervi cura di voi stessi. Sono solo scuse.

Vi auguro di commettere errori per capire cosa non volete fare e chi non volete essere.

Vi auguro di non prendervi in giro e non farlo con nessuno, perchè questo impoverirà sia voi che la vostra vita.

L'effetto dell'alcol svanisce e anche quello delle droghe, si fanno i conti con il proprio cuscino.

Ognuno segue la sua strada, va così.

Ognuno verrà ripagato dalla moneta che merita, sì, è anche una questione di karma.