mercoledì 2 ottobre 2019

Quasi 2020.


L’elegante non-chalance trionfa.

il galateo della stitichezza emotiva ha il petto tronfio.

La staticità della confortante stabilità esulta.

Ma poi…

Vaneggia nascosta la speranza.

Sogna rannicchiata l’anima.

Pompa in segreto il cuore.

Si nutre raggomitolato il desiderio.





Eppure, siamo ancora liberi di scegliere.




Madri universali


Mi hanno chiesto a cosa mi ispiro per scrivere, se parlo solo della mia vita (no, non vi dico di più). Ma no, parlo anche delle storie che ascolto e che mi fanno riflettere.

Per esempio, stavolta, penso alla storia di chi sa che scrivo per lei (glielo dirò) e mi ha dato da pensare. Mi aveva chiesto un “CHE NE PENSI?” ma in quel momento non avevo tempo per sbobinare il mio pensiero, ed allora eccomi qui.

Penso che noi donne (soprattutto) spesso è come se avessimo quest’innata attitudine materna che ci porta a credere che la condivisione di momenti di parti “oscure” o “a molti nascoste”, ci renda poi legate ad un filo a qualcuno che magari si è lasciato andare e noi con una manciata di pensieri e sentiamo la tacita “responsabilità di non ferirlo”, prendercene cura, magari anche di supportarlo.

E’ un’attitudine meravigliosa.

Ma al tempo stesso pericolosa. 

Perché?
Perché ci rende vulnerabili.
Perché ci rende soffici.
Perché ci fa inviare e incanalare energie buone anche verso chi magari non lo merita. Certo, se dovessimo stare a “dare” solo a chi “merita” saremmo come la bilancia di un supermercato e non saremmo umani, ma questa cosa ogni tanto ci fotte.
Ci fotte nella maniera in cui ascoltiamo per ore senza avere indietro la stessa cosa.
Ci fotte nella maniera in cui si prende spazio nel nostro cervello, nel quotidiano …e magari, in una silenziosa speranza speriamo che un giorno quel “qualcuno” ci ringrazi, apprezzi il nostro ESSERCI.

Se penso a me...
...in pochi mi hanno detto GRAZIE.
Ma è anche vero che…se sei come sei non c’è un caxxo da fare: continuerai a dare anche se non ti arriva alla fine il rimborso spese.

Ma forse è proprio questo che ci rende uniche. Che ci rende umane.
Poi sì, c’è un limite.
Ho imparato che siamo noi a dare spazio al “male” ed è “solo questo” che dobbiamo imparare a gestire: limitare lo spazio alle persone negative, a quelle che sono con noi solo per attingere.

Ho imparato con un’iniziale fatica, un fortissimo senso di colpa, che il sano egoismo a volte è l’unica salvezza.
Non abbiamo il potere di "cambiare il mondo” o cambiare le persone che secondo noi andrebbero aiutate, soprattutto se non vogliono rimboccarsi per primi le maniche.
E’ energia sprecata.

Io ci provo, poi se non c’è collaborazione, cambio strada.
Per quanto sia stata e sia tuttora fortunata ad avere delle costanti nella mia vita, ogni passo l’ho fatto con i miei piedi, inevitabilmente.

Ed è così per tutti.
Ma non tutti ne hanno consapevolezza.

Forse abbiamo la necessità di sentirci “speciali” e ogni tanto travisiamo parole e atteggiamenti perché ci piace immaginarci uniche destinatarie di alcune attenzioni.
Ma, ho imparato e sto imparando, che parole e atteggiamenti non valgono un caxxo. 
Ciò che conta sono le azioni, i fatti.

Le persone che SCELGONO.
Le persone che VIVONO.
Le persone che SI EMOZIONANO alla luce del Sole.
Le persone che magari FALLISCONO, ma ci hanno provato.
Le persone che SUPERANO i propri limiti.
Le persone che SI SPORCANO.

I bla bla bla non ci arricchiscono, ci portano solo dentro la loro confusione egoistica e adolescenziale.
Sì, adolescenziale.
(quanto sei cattiva!)

Adolescenziale perché è quella fase della vita dove siamo tutti un po’ ESTREMI, soprattutto nella negatività, perché pensiamo di essere gli unici portatori di un’intelligenza più acuta (insieme ai nostri coetanei) che ci pone su un piedistallo o in una sorta di univoca verità che nessuno può comprendere. In quella fase “noi siamo così, punto!”

Crescere è SPORCARSI, rimodellarsi, confrontarsi, SPORCARSI, rimodellarsi, ascoltare, PROVARE, tacere, soffrire, SPORCARSI, cambiare idea.

Crescere è disperarsi, perdersi, ritrovarsi, fare pace con se stessi o almeno provarci. Crescere è prendersi cura di migliorarsi.

Rimarremo sempre delle meravigliose madri universali (cit. la prof. di Filosofia) ma gestendo al meglio le nostre SACRE energie.