domenica 7 luglio 2019

Momenti di verità


Non so da quando sia iniziato tutto questo.
Non so da quando sia iniziato a passare il messaggio che essere cinici sia alla stregua di una qualità ed essere sensibili una debolezza.
Non so da quando la percezione dell’essere menefreghisti sia per molti un motivo di vanto; 
essere disattenti, essere superficiali.

Quello che so è che (purtroppo o per fortuna) mi è capitato spesso di essere presente a "momenti di verità".
Che siano durati attimi, minuti o una manciata di ore.
Ho intravisto l’essenza di molti. 
A volte penso sia stata una bella opportunità, altre una tremenda illusione.

Ci sono tanti messaggi, email, lettere che ho scritto e non ho mai inviato.
Sono ancora lì, ogni tanto per caso le leggo e mi dico “chissà come sarebbe andata se le avessi inviate”
Avrei stravolto la vita di qualcuno?
Avrei aperto un nuovo scenario? Un nuovo punto di vista?
Mi avrebbero preso per pazza e deriso?

Mi ero ripromessa di non farlo più, mi ero ripromessa di INVIARE sempre i miei pensieri, per alleggerirmi in primis ma anche per mostrarmi a 360 gradi, per far sì che chiunque condividesse con me dei momenti importanti, avesse sempre un feedback…

…ma poi mi sono chiesta se ne valesse la pena, se non avessi corso il rischio di essere in qualche modo fraintesa e se valesse la pena prendermi questa “responsabilità”.
Responsabilità di cosa? Darsi è una responsabilità nel momento in cui ti dai, nel momento in cui ti mostri, se dall’alta parte non c’è qualcuno disposto a condividere il carico, puoi stare certo che lo lascerà cadere. Fingendo disinteresse, andando altrove, sparendo.

Questo perchè i “momenti di verità” per molte persone pare abbiano una scadenza, spesse volte nel momento stesso in cui si concludono, quindi sono attimi, minuscole “aperture” lungo il percorso di “strafottenza" perenne.

Quanto male facciamo all’essenza della vita.
Quanto male facciamo al benessere accantonato.
Quanto male facciamo all’umanità.

Perchè poi il malessere del “non-essere-veri” si manifesta in carenze fisiche, nervosismi, una sorta di insofferenza costante che non riusciamo sempre a spiegarci.

E’ faticoso dare spazio all’essenza per tanti motivi. 

Sicuramente primo tra tutti è che intorno in pochi si danno e ci sentiremmo quasi “stupidi” senza degli interlocutori disposti ad ascoltarci, murati e sommersi di messaggi del buongiorno vacui, di tantissime notifiche sul cellulare che ci distraggono, che avrebbero potuto tranquillamente non esserci e intanto il pensiero si spezzetta, il respiro è veloce, l’occhio sullo schermo e sulle vite degli altri costante e attento, quasi come se ci pagassero per farlo!

Abbiamo smesso di dare valore al tempo per noi stessi, tempio sacro a cui dovremmo dedicarci. 
 Ora, se ci pensate un attimo, ci risulta “concesso” solo per andare magari in palestra, come se dovessimo “giustificarci" con un’attività per stare un po’ con noi stessi.

Dovrebbero insegnarlo nelle scuole: prendetevi cura di voi stessi, ascoltatevi, godetevi un po’ di sana solitudine, lasciate il tempo ai pensieri di prendere forma, costruirsi, modellarsi. E invece no. 

E tutto questo sfocia inevitabilmente nella società, nelle coppie e nelle famiglie basate sulla necessità di sopperire ad un malessere personale. 
Separazioni, divorzi, tradimenti, omicidi.

Quanto spesso sento e continuo a sentire e vedere di persone che “stanno insieme perchè non sanno stare da sole”. Mi si spezza il cuore ogni volta. 
Come ci si dovrebbe sentire a stare con qualcuno che SAI che non sa stare da solo e quindi tu sei una sorta di “conforto”, una sorta di “alternativa al malessere”, NON una scelta.

Ho sempre pensato e desiderato di stare con qualcuno per SCELTA e di stare con qualcuno che mi scegliesse ogni giorno, di non essere un’alternativa al NULLA, al MALESSERE, alla SOLITUDINE.

Ho sempre pensato (e tuttora lo penso) che sia una grande perdita di tempo ed energie fingere che vada tutto bene, non perchè sia “Illuminata” dalla verità, ma perchè poi si manifesta un turbamento perpetuo...

Naturalmente ci sono arrivata con ferite e cicatrici e mi auguro di mantenere questa lucidità emotiva, ma non ho la certezza che possa incorrere nuovamente in sbagli ed errori.
Ma ogni esperienza insegna e se la sofferenza non è in grado di insegnarci a risorgere con il tempo, l’impegno e il sorriso migliore che possiamo augurarci, allora non è servita proprio a niente. 

Intanto ci auguro di concederci tempo non definito da dedicarci, mettere sulla bilancia ciò che ci fa stare bene e male e prenderci la responsabilità dei rapporti umani. 
Rapporti umani.
Alla fine la vita è fatta di questo, no?



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