giovedì 28 luglio 2022

Le mani in faccia

 


Il sipario crollò.
Tutti videro il backstage.
Il protagonista era in mutande. E per quanto quella fosse un’immagine quotidiana e scontata nelle case di ognuno, tutti i giorni in ogni cazzo di vita, lì provocò un rumoroso turbamento nel pubblico.
La normalità incuteva sconcerto.
Strozzò forte le mani intorno alla gola. Mancò a tutti il respiro.
Non volevano guardare. Non volevano guardarSi.
Non volevano accettare quella tiepida emozione in instabile equilibrio.
NON VOLEVANO.
Non volevano togliere quella patina di sporco da quell’etichetta arrugginita per cui avevano impiegato ogni azione quotidiana, ogni sgradevole routine, ogni energia.

E non c’era campo.
Non c’era Stories di uscita, non c’era condivisione che potesse trasformare quel momento in puro spettacolo.

C’era la realtà.
C’erano le mutande di quell’attore protagonista. Le mutande di tutti, quelle che andrebbero tolte per meglio avvertire il benessere o il malessere del caso. Ogni caso a sé.
(Ma il caso non esiste!)
Furono costretti a farsi domande. I punti interrogativi aleggiavano tra le poltrone di velluto, sulle teste come aureole. Qualcuno si coprì il viso con le mani.


A tanti la pandemia non aveva insegnato un cazzo.

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