sabato 19 agosto 2017

Lasciami pensare che sia un mondo di merda

Lasciami pensare che sia un mondo di merda, quello in cui se nasci nella parte "sbagliata" ti tocca subire da tanti anni bombardamenti dall'alto sulla tua casa, la tua scuola, le tue origini, le tue radici, la tua famiglia. Dove le donne di qualunque età se non muoiono subito, vengono stuprate ripetutamente senza possibilità nè di ribellarsi nè di avere successivamente un caxxo di supporto psicologico. Vite rovinate per sempre.
Occhi spenti. Occhi che probabilmente non incroceranno mai il mio sguardo. 
Eppure mi sento straziata.


Lasciami pensare che sia un mondo di merda quello in cui pensiamo di valere qualcosa mentre siamo parte di un gioco di cui siamo solo pedine che non contano un cazzo.

Lasciami pensare che sia un mondo assurdo quello in cui le regole del giornalismo deprezzano le vite umane a seconda di quanto siano distanti da casa tua o dalla tv che ne trasmette notizia.

Lasciami pensare che sia un mondo di merda perchè un giorno vai in vacanza, dopo un anno di schiavo lavoro e ti tocca morire all'improvviso, mentre magari cercavi qualche souvenir da portare alla tua famiglia o eri intento a cercare qualche cibo che puoi assaggiare solo lì. Pedine, inconsapevoli di essere vittime di un gioco malato.

Lasciami pensare che sia un mondo di merda, perchè poi combattiamo la paura e questo terrorismo psicologico e reale continuando le nostre vite finchè la fortuna ci cammina accanto, perchè è solo grazie a quello che ora io sono qui a scrivere. Un anno fa ero esattamente dove c'è stato l'ultimo attentato. Fortuna. Nada mas.

Lasciami pensare che sia un mondo di merda.


I don't belong here.

Lasciami pensare che sia una società che mi fa vomitare, che ha perso ogni ragione di essere definita tale.


Tornerò anche stavolta a continuare a vivere finchè la dea bendata mi accompagna.


Spesso leggo di chi se la prende con "i terroristi", mi viene un pò da ridere ma non mi va di intavolare discorsi infiniti con chi non ha la mente aperta, non ho voglia di sprecare fiato e tempo. Incasso, ascolto, talvolta mi allontano. Non sto giustificando nessuno, sto solo cercando di osservare dall'alto.


Tutti siamo il risultato di ciò che abbiamo vissuto.

In questo mondo siamo anche il risultato di ciò che ci hanno fatto e vogliono farci vivere.

Vorrei provassimo ad immaginare per mezzo secondo quanta rabbia coveremmo dentro da decenni se avessero ucciso senza motivo alcuno tutta la nostra famiglia, la nostra città, le nostre origini, la nostra cultura.

Forse chi ha avuto almeno un lutto molto caro può lontanamente immaginare. Chi ha avuto un lutto vicino ha provato rabbia, anche solo contro un cancro (che è una bestia senza volto, eppure ha ricevuto le nostre profonde bestemmie): un solo morto, tanta rabbia.

Immaginate 10, 100, 1.000, 10.000, 100.000 lutti.


Immaginate senza fretta.


Guardatevi intorno e immaginate che non ci sia più nulla.


Niente IPhone. Niente internet. Niente tv. Niente divano. Niente casa.

Niente vicini di casa. Niente palazzo. Strada irriconoscibile.
Niente chiacchiere da bar. Niente bar. Niente abitudini.
Niente città, solo macerie.

Solo violenza.


Siamo il frutto dell'odio.

Siamo il frutto dell'avidità.
Siamo il frutto dei giochi di potere.

Quanto ancora durerà questo dolore?

Quante vite ancora verrano spente all'improvviso?
Quanto ancora dovremmo vedere?
Eppure finchè vediamo, siamo ancora fortunati.
Sì, non ci resta che vivere al meglio ogni attimo, sì, è l'unica cosa da fare.
Sì, il bicchiere sempre mezzo pieno. Finchè ce n'è voglio impregnarmi di vita, sì.

Eppure, anche stavolta l'anima è in lutto.


Il messaggio è sempre lo stesso: vogliate bene a voi stessi.

...e liberatevi da queste maledette e inutili etichette di apparenza.

A' vita è nu muorz.






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