giovedì 3 giugno 2021

Lo show

Quella sera avrei voluto che mi rastrellassero i pensieri.

L’angoscia si faceva spazio allargandosi nelle terminazioni nervose, come un virus. 

Quando i chilometri dalla realtà che non volevo vedere si riducevano, lei era lì, pronta a prendere il suo posto in prima fila.

E sapevo che lo spettacolo sarebbe stato lo stesso.

Anche quella volta avrei indossato la maschera, ormai ero marchiata a fuoco, anche da me stessa.

Ma ogni volta era come se gli abiti di scena non fossero pronti, ancora da lavare e stirare.

Come se trucco e parrucco ancora non fossero stati decisi e la scenografia ancora da costruire.

Forse perché come ogni volta, avrei non voluto partecipare a quello show.


Per me, vivere quei giorni era una condanna.

Ero condannata a vedere la realtà, per quella che era.

Per quella che era da anni.


Ero condannata a custodire nel cuore un ricordo meraviglioso su un’amaca sotto le stelle a sentirmi protetta e avere la consapevolezza che sarebbe stato per sempre. E invece la consapevolezza del lungo presente era che non mi aveva protetta. Mi aveva lasciato crescere come l’erba sul ciglio di un marciapiede, adattandomi fino a fiorire, tra acqua piovana e piscio di cane.

Realizzai che da quel loop non sarei mai uscita. 
Realizzai anche sì, che ero stata capace di fiorire, ma poco mi importava in quel momento.
Avrei voluto essere ovunque, tranne che lì.



"... passann riestam a guardà
si rir e nun l'avessa fa


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