Lo spazio è pieno, lo spazio è vuoto.
Lo abbiamo riempito, condiviso, abbracciato, osservato, arredato, profumato, lo abbiamo svuotato.
Nei nostri caos.
Lo abbiamo allontanato con le paure del passato che hanno demolito l’arredo e riportato in un non-luogo in cui abbiamo imparato a stare. Stare, non essere.
Mi accarezzo nel presente con il respiro lento.
Arredo il mio nuovo spazio con tante consapevolezze e nuove battaglie. Tra pitture, errori e gioia di aver capito di ESSERE ancora e nonostante tutto.
Nonostante tutto.
Stavolta la paura non avrà spazio, solo un angolo, così, giusto per dare una prontezza di difesa, in caso di necessità.
Il tempo è pieno, il tempo è vuoto. È pieno quando mi ascolto e mi SENTO.
E tra una pandemia, una guerra in corso e un’insicurezza nel futuro con cui ho imparato serenamente a convivere, il presente è l’unica cosa che possiedo davvero.
Forse c’era bisogno anche di questo.
Forse è stata l’unica forma di adattamento per non impazzire su questo assurdo pianeta.
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