Quella sera avrei voluto che mi rastrellassero i pensieri.
L’angoscia si faceva spazio allargandosi nelle terminazioni nervose, come un virus.
Quando i chilometri dalla realtà che non volevo vedere si riducevano, lei era lì, pronta a prendere il suo posto in prima fila.
E sapevo che lo spettacolo sarebbe stato lo stesso.
Anche quella volta avrei indossato la maschera, ormai ero marchiata a fuoco, anche da me stessa.
Ma ogni volta era come se gli abiti di scena non fossero pronti, ancora da lavare e stirare.
Come se trucco e parrucco ancora non fossero stati decisi e la scenografia ancora da costruire.
Forse perché come ogni volta, avrei non voluto partecipare a quello show.
Per me, vivere quei giorni era una condanna.
Ero condannata a vedere la realtà, per quella che era.
Per quella che era da anni.
Nessun commento:
Posta un commento