Spuntavamo la notte come lucciole, con le nostre finestre accese.
Eravamo quelli dalla televisione spenta.
La notte era il momento concreto.
Nessuno riusciva a dormire.
Le canzoni del giorno, le risate, i video stupidi venivano messi a letto dalla Luna.
Noi no.
Dovevamo fermarci per capire dove cazzo eravamo.
Si aprivano i pensieri.
Dovevamo fermarci per capire cosa cazzo stesse succedendo davvero.
Dovevamo capire se questa distrazione che ci passavamo con i nostri mezzi era davvero la scelta più opportuna o se stavamo dimenticando altro, qualcosa di forse più importante.
Nessuno lo sapeva.
Nessuno.
La notte sarebbe rimasta lì, a tratti immobile.
Sullo specchio c’era un post-it “Andrà tutto bene” - suggeriva.
Volevamo sapere se era questo il momento di iniziare a DARSI, senza timore.
Volevamo sapere se era questa l’occasione per aprire tutti gli scrigni.
Volevamo sapere se correvamo il pericolo di essere veri o se alla fine qualcuno ci avrebbe applaudito per questo.
Quel qualcuno eravamo noi, noi stessi.
L’applauso migliore, l’applauso più atteso.
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