domenica 13 ottobre 2024

Sorrise mentendo, ormai aveva capito il gioco.

Sorrise mentendo, ormai aveva capito il gioco.

Sorrise davanti alla folla.

Sorrise sempre.


Aveva urlato poco prima, avvinghiando un barlume di rispetto.

Gliel’aveva insegnato proprio lui, quella sagoma inutile nella sua vita.

Quello che l’aveva ignorata per anni, pur di non occuparsene, pur di non prendersene cura.

Il tempo del calendario le implorava pena e compassione ma non trovò spazio per sopravvivere.

Era morto ogni sentimento.

Era stato accoltellato da spade di lacrime e sangue rabbioso, imprecando di riconoscere quel caxxo di DNA.

Era stata una morte liberatoria, in attesa che anche le carni lasciassero quella dimensione.


Il cuore non dimentica. Lo STATO DI ABBANDONO in cui aveva riversato i battiti migliori lampeggiava ogni volta che le si avvicinava. RICORDA! NON DIMENTICARE! TI HA IGNORATO! NON ESISTEVI PER LUI! 


Aveva imparato a farne a meno. 

Non aveva avuto alternative.

Su quel ciglio della soglia di casa senza odore aveva imparato tutto dalla solitudine e dalla disperazione.





(Riposa in pace, prova a zittire quella mancanza profonda, ignora il dolore, prova a dormire. Gioisci, gioisci perché non gli appartieni).

lunedì 7 ottobre 2024

Sparisci

“Ci arresteranno per eccesso di libertà” - urlavamo divertiti qualche anno fa, su una spiaggia senza nome e un indirizzo senza Google Maps.

Ora abbiamo capito che possiamo gestire i pensieri e domarli.

Ora abbiamo capito che la nostra unica vera libertà è il SENTIRE e restare all’ascolto.

Sorridiamo appena possibile.

Piangiamo spesso di commozione.

Ogni tanto inciampiamo ancora nell’ego, ma dopo poco capiamo che non ne vale la pena sprecare tutte quelle energie per così poco valore.

E allora torniamo a sorridere.

Siamo capaci di sparire ovunque.

Respira, chiudi gli occhi e respira.

Sparisci 

E poi balla e non fermarti finché ne hai voglia. 


#StillAlive

<3






Distorte percezioni

 

Distorte percezioni

Pensieri affumicati

L’Universo è affamato di serenità


L’essere umano non l’ha ancora capito.

Siamo qui.

Lo sguardo rincorre una carezza di verità, come un’istantanea.

Distoglie l’attenzione dall’ego e vive per un attimo. Poi un altro, poi un altro ancora. Non pensa sia possibile e invece è molto meglio del previsto.


Pervasi da affanni discutibili, con la sostanziosa ricerca di conferme inutili, arranchiamo in questo caos.


Mi chiudo e ballo nel mio micromondo, sorridendo per la liberazione, scodinzolando di consapevolezza.


A’ vit è nu muorz.





venerdì 28 giugno 2024

Certi giorni devi solo danzare con i tuoi demoni

Certi giorni devi solo danzare con i tuoi demoni, occhi negli occhi.

Certi giorni sono più alti di te e c’è bisogno che ti prendano in braccio per mantenere il contatto visivo.

Devi lasciarti stringere in quell’abbraccio che sembra una morsa e ti toglie il fiato.

Devi farti schiacciare fino a perdere (di nuovo) un attimo, la speranza.

C’eri solo tu.

Ci sei solo tu.

Ci sarai solo tu.

La tua più grande forza.

Certi giorni l’autenticità è la tua condanna. Soprattutto quando intorno hai teste che adorano stare sotto la sabbia per annientare il sentire. L’empatia non è di casa, non è a casa. 

Hai spento i fari delle pupille. Sei nel buio. Lo conosci bene, lo conosci già.

Avevi promesso di non tornarci più e quindi con te c’è anche la rabbia verso di te. 

Eppure è tutto nel cervello, anche stavolta.

Basterebbe ricordare che non giocate nella stessa squadra… e non è una novità.

A testa alta, consapevole dell’indifferenza verso il tuo dolore, giocano beati nei loro proiettori.

Una beatitudine senza gambe.

Una felicità senza ossa.

Una salda etichetta incollata con lamenti quotidiani.

Si sentiranno ancora meglio dopo averti calpestato i sentimenti ancora una volta? Ne saranno consapevoli?


Piangi, se vuoi. Ma bevi il doppio dell’acqua intanto.

Nulla si evolve in certi esseri umani e non puoi farci nulla.

Però per te sì. Ancora una volta. Anche se credi di non avere più la forza.

Anche oggi ce l’hai fatta, a rimanere nella tua squadra.





domenica 2 giugno 2024

Il momento del CLIC

(...) Io aspetto Brooke Logan, ma non si è ancora palesata.


“Chissà se ti ricordi quella sera che ti mandai degli audio lunghissimi per raccontarti quello che avevo provato e quanto fossi fiera di me, per essere stata, nonostante tutto, autentica fino alla fine. Io me la ricordo come se fosse ieri. Quello è stato il momento del CLIC, quello forte. Quella sera ho capito che io e te facevamo parte di due squadre diverse. Di quelle per cui non cambi fede, né divisa.

Io facevo parte di quelli che ancora ci credevano e tu no. Io volevo una storia autentica e con le nostre regole, qualunque fossero, purché decise insieme. 

Con te mi sono resa conto di essere maturata tantissimo, ma purtroppo tu non lo eri. Era più facile scivolare di qua e di là”

(...)

Tira un sospiro di sollevata tristezza.

Vorrei abbracciarla.

Intorno si è creato un silenzio di attesa.


“Mi dispiace che tu non ce l’abbia fatta ad accettare te stesso e le parti buie. Io ci avevo creduto in te ed ero quasi certa che ce l’avresti fatta, con me a fare il tifo per te, al tuo fianco.”

venerdì 12 aprile 2024

Anni 41.

A volte ho paura di non avere più paura.

A cosa serve la paura?

Ho cercato l’etimologia naturalmente e il significato che mi piace di più è lo smarrimento. 

Oggi la vedo così la paura: lo smarrimento.

Però al tempo stesso lo smarrimento può essere anche un lasciarsi andare, nel vuoto, nello sconosciuto.

Abbandonarsi allo sconosciuto, un po’ come si può fare facendo il morto tra le onde del mare agitato… qualcosa succederà, un pensiero stimolante arriverà, uno scoglio su cui sbattere e farsi male ci sveglierà dallo stato di intorpidimento in cui non vedevamo più una direzione.


Prego di vedere con gli occhi della ragione ogni tanto quel cuore che sembra andare per fatti suoi. 

E allora ogni tanto torno da lui e accompagno le sue vedute, a volte illusorie... ma ha troppa voglia di vivere quel cuore. Lo vedi col polso chiuso a sorreggere una testa sognante, come fai a dirgli qualcosa?

E poi adesso torniamo dove abbiamo scritto la “famosa” lettera dal cuore al cervello

Non è più tornato indietro… e alla fine ne siamo tutti fieri.


Sì, fa malissimo in alcune circostanze e poi il cuore non ha orecchie, sente con altre vibrazioni, forse ha una sorta di autismo congenito che non segue il solito “meccanismo”.

E lo vedi rincorrere aquiloni sulla sabbia, incantarsi a guardare la Luna, ballare nel letto… che gli vuoi dire? 

Ha imparato a superare dolori, ha attraversato così tante mancanze d’aria, apnee che sembravano eterne e... buchi neri che… non posso dirgli nulla, se adesso RESPIRA.

Lo osservo splendere leggero e posso solo sorridergli.


Siamo vivi.





sabato 6 aprile 2024

Anni 10.

Continua a scorrere quel calendario e quest'anno siamo al decimo anno, mammaré.

Chissà perché teniamo il conto anche del tempo senza tempo. 


Nel tuo piccolo hai fatto grandi lotte. 

Nel tuo piccolo mi hai lasciato un sacco di insegnamenti… a volte ricevuti a voce, altre con i fatti, altre a “calci in culo”… ma l’insegnamento più grande che ho avuto dalla tua morte è stata… la RINASCITA.

Mi hai scombussolato la scala dei valori, portando a galla nuove esigenze, nuova leggerezza, tanta consapevolezza e chiedendo all’amore per la vita di accompagnarmi ad ogni passo.


E ho ritrovato un pezzo di una cosa che scrissi tempo fa per te e sorridere è stato inevitabile <3


(…)“Di orecchie seppur stanche e talvolta fischiettanti e piene di ronzii, sempre disponibili all’ascolto.

Di ginocchia scricchiolanti che non volevano smettere di camminare.

Di silenziosissime paure nascoste sotto al letto.

Di errori incomprensibili agli occhi di molti, soprattutto ai nostri, con la grande meraviglia e disperazione di chi incassa il colpo, si spezza e crede di morire, ma poi si rialza… solo per amore.

Di emozioni ubriache di vita.

Di instancabile voglia di vivere.


Eri così.“ (…)




domenica 31 marzo 2024

Adattati.

Non ce ne eravamo ancora accorti, ma qualcosa di davvero importante stava succedendo.

Ci ritrovammo a parlare di filosofia mentre aspettavamo la fine del turno del nostro secondo lavoro. Secondo per tutti. Il primo, non ci bastava più.


Mentre aspettavamo che gli ultimi clienti finissero di mangiare, così da poter liberare i tavoli e andare via, il professore di filosofia del Liceo, iniziò a suggerire nomi di cui approfondire il pensiero. Eravamo molto indecisi tra Schopenhauer, Nietsche, Hursell.. e ognuno lasciava un commento mentre l’elenco si proponeva dai diversi interlocutori.

Camerieri e titolare del ristorante, insieme, a parlare della vita, dell’essere al di fuori di sè per vivere meglio, senza giudizio verso l’altro, del fatto che l’unica verità è che non esiste una verità assoluta… 

I bicchieri e i piatti sporchi non li vedevamo più, erano solo un contorno. 


Ecco cos’era successo di importante dopo lo scoppio della pandemia (erano passati già 4 anni):

  • uno stipendio non bastava più a vivere una vita che includesse anche un minimo di vita sociale
  • non si trovava più personale nella ristorazione da assumere
  • ci eravamo riscoperti UMANI. esseri umani e VIVI
  • ci eravamo abituati ad avere un secondo lavoro
  • avevamo riscoperto le energie della Luna, delle pietre e della magia dell’energia terrestre e universale
  • ci eravamo evoluti senza rendercene conto sotto alcuni aspetti
  • eravamo ancora più schiavi di come  lo eravamo già prima della pandemia

Eppure… seppur il tempo libero era sempre più difficile da recuperare, stavamo imparando comunque ad essere PRESENTI a noi stessi. 

Avevamo affilato e affinato le nostre capacità di adattamento.


No, non tutti.

La maggior parte della popolazione mondiale aveva completamente perso ogni orientamento verso il benessere e procedeva nella ripetizione dei dettami che i media diffondevano, con qualunque dispositivo, supporto, spazio, voce, corpo, viso, denaro, acquisto.


Tra di noi, cercavamo ogni tanto di spronarci a mandare messaggi comprensibili alla massa per cercare di svegliarli… sentivamo che era arrivato il momento di tirare dentro nel gruppo più persone. Iniziavamo a sentirci davvero forti.





Perché gli esseri umani non vogliono innamorarsi più?

- Perché gli esseri umani non vogliono innamorarsi più? Che vi è successo?

Forse perché perdiamo il controllo.

Perdiamo il controllo della nostra ragione. 

Perdiamo l’illusoria sensazione di potere che credevamo di avere fino a un attimo prima.

Non pensiamo solo al nostro cuore e al nostro benessere… o meglio quel NOSTRO non è più una roba personale. E’ condivisa. Poi però, si trasforma e ci hanno abituato e insegnato che bisogna pensare un po’ più all’altro per farlo felice, così ci sentiamo meglio e soddisfatti del lavoro svolto.

Poi però può succedere che mettiamo da parte la nostra singolarità… che poi torna a bussare e chiede attenzione.


Lì a volte è difficile riprendere le redini. 

Ci siamo abituati, non ci piace tutto il giorno, tutti i giorni, ma ci piace essere parte di un’unicità condivisa e soprattutto di essere in compagnia e rassenerare le aspettative della nostra società.


Le aspettative rovinano sempre tutto.


E in una società dove con uno smartphone crediamo di avere lo scettro, avendo accesso a tutto, anche al “controllo quotidiano delle vite degli altri”, come ci farebbe sentire innamorarci e  senza più il joystick tra le mani?


E ti dico di più.

Se ogni volta fosse come la prima: non avremmo paura. Perché non conosciamo il dolore della fine.

Il fatto di schivare l’amore, significa spesso che l’abbiamo provato… ci ha marchiato a fuoco (nel bene e nel male) ed è un bruciore che abbiamo il terrore di riprovare.


- Quindi, poi, alla fine, tutta questa gente che ha paura… significa che ALMENO una volta ha AMATO ASSAI e poi ha sofferto assai. Beh, a questo punto questa società mi sembra più tenera. Pensa se tornasse ad ammorbidirsi di nuovo e imparasse la bellezza del LASCIARSI ANDARE… quanta gente VIVA ci sarebbe.
L’amore muove il mondo.