martedì 13 maggio 2025

Aliens.


Avevano accordato anche quella sera i loro strumenti: ognuno con la sua droga.

Risultavano agli occhi di molti come incapaci di vivere e ancora peggio: incapaci di accettare se stessi ed essere se stessi. 

Ma quella notte… li vidi con occhi diversi.

Nella penombra di una fresca Luna calante trovammo il denominatore comune:

dovevamo domare il sentire per non impazzire.

Ognuno aveva i suoi demoni da tenere a bada.

La Signora Solitudine, la Padrona Ansia, La Lacerante Dea del Dolore della Perdita di un Amore, il Conflitto Genitoriale, L'Ingrassata Noia: erano solo alcuni dei protagonisti delle nostre menti e quella società che ci chiedeva di andare a 300 all’h poteva finalmente rallentare.

Il tempo non c’era più. Non ce ne fregava un caxxo delle lancette.

C’era un ritmo condiviso che ogni tanto i corpi seguivano. 

Era un rito liberatorio. 

Era un’energia che prendeva tutto lo spazio disponibile.


Il cielo era nero e ci piaceva così. Potevamo nasconderci meglio dal mondo.

Ogni immagine si affievoliva fino a perdere i confini, ma soprattutto la valenza.

Avevamo tutti bisogno di smascherarci per un po’ e sentirci leggeri.

Ognuno a modo suo.

Non c’era passato e non c’era futuro.

Era perfetto.



 

Never let me go, but please go.

 


La fermò prendendole entrambe le braccia e la guardò dritto negli occhi. 

Lei alzò lo sguardo e fece lo stesso.

Immobili e soli in quella strada, non avevano bisogno di dirsi troppo. 

Lei aveva inteso che il suo era un modo di fermare quei brutti pensieri: non avevano motivo di percorrere quella direzione.

Lui esordì: “Se c’è bisogno che ogni tanto io venga qui a ricordartelo, lo farò, basta che me lo chiedi”.

Lei accennò un sorriso e poi una leggera e lenta lacrima subito dopo.

Si abbracciarono, come in quella notte di 20 anni prima, poco prima che lui partisse per costruire la sua vita in Sud America.

Respirarono profondamente per alcuni istanti.

“Io sarò sempre casa tua e tu sarai sempre casa mia”

“Non importa dove siamo geograficamente collocati”

“No, non è mai importato”


Lei riprese con un ritmo più veloce di lacrime e accennò un sorriso ricco di consapevolezza… e una lieve amarezza. Quelle braccia non l’avevano mai giudicata. Quelle braccia avevano sempre saputo accoglierla. E quegli oceani di distanza li risentì addosso tutti, di colpo.


“TI ricordi quando ci facevamo un sacco di domande sulla vita e cercavamo altrettante risposte? Secondo te ne abbiamo poi indovinata qualcuna?”

Lui rise di gusto e la riabbracciò più forte. Poi si staccò un attimo da quella certezza e le mostrò il polso con sopra il tatuaggio dell’iniziale del suo nome. Lei lo guardò e sorrise, arrossendo per un attimo.


“A volte credo che il problema sia stato ricevere troppo 20 anni fa… come fanno a reggere il confronto?! Scherzo, mi accontenterei di molto meno in questa società senza respiro. Però la nostra canzone mi rincuora sempre… ci siamo promessi di prenderci cura di noi, anche se le nostre strade si fossero separate… e io manterrò la promessa, perché una promessa è una promessa.”


“Ti basterà chiamarmi, ok? Io vengo”

“Grazie”



domenica 13 ottobre 2024

Sorrise mentendo, ormai aveva capito il gioco.

Sorrise mentendo, ormai aveva capito il gioco.

Sorrise davanti alla folla.

Sorrise sempre.


Aveva urlato poco prima, avvinghiando un barlume di rispetto.

Gliel’aveva insegnato proprio lui, quella sagoma inutile nella sua vita.

Quello che l’aveva ignorata per anni, pur di non occuparsene, pur di non prendersene cura.

Il tempo del calendario le implorava pena e compassione ma non trovò spazio per sopravvivere.

Era morto ogni sentimento.

Era stato accoltellato da spade di lacrime e sangue rabbioso, imprecando di riconoscere quel caxxo di DNA.

Era stata una morte liberatoria, in attesa che anche le carni lasciassero quella dimensione.


Il cuore non dimentica. Lo STATO DI ABBANDONO in cui aveva riversato i battiti migliori lampeggiava ogni volta che le si avvicinava. RICORDA! NON DIMENTICARE! TI HA IGNORATO! NON ESISTEVI PER LUI! 


Aveva imparato a farne a meno. 

Non aveva avuto alternative.

Su quel ciglio della soglia di casa senza odore aveva imparato tutto dalla solitudine e dalla disperazione.





(Riposa in pace, prova a zittire quella mancanza profonda, ignora il dolore, prova a dormire. Gioisci, gioisci perché non gli appartieni).

lunedì 7 ottobre 2024

Sparisci

“Ci arresteranno per eccesso di libertà” - urlavamo divertiti qualche anno fa, su una spiaggia senza nome e un indirizzo senza Google Maps.

Ora abbiamo capito che possiamo gestire i pensieri e domarli.

Ora abbiamo capito che la nostra unica vera libertà è il SENTIRE e restare all’ascolto.

Sorridiamo appena possibile.

Piangiamo spesso di commozione.

Ogni tanto inciampiamo ancora nell’ego, ma dopo poco capiamo che non ne vale la pena sprecare tutte quelle energie per così poco valore.

E allora torniamo a sorridere.

Siamo capaci di sparire ovunque.

Respira, chiudi gli occhi e respira.

Sparisci 

E poi balla e non fermarti finché ne hai voglia. 


#StillAlive

<3






Distorte percezioni

 

Distorte percezioni

Pensieri affumicati

L’Universo è affamato di serenità


L’essere umano non l’ha ancora capito.

Siamo qui.

Lo sguardo rincorre una carezza di verità, come un’istantanea.

Distoglie l’attenzione dall’ego e vive per un attimo. Poi un altro, poi un altro ancora. Non pensa sia possibile e invece è molto meglio del previsto.


Pervasi da affanni discutibili, con la sostanziosa ricerca di conferme inutili, arranchiamo in questo caos.


Mi chiudo e ballo nel mio micromondo, sorridendo per la liberazione, scodinzolando di consapevolezza.


A’ vit è nu muorz.





venerdì 28 giugno 2024

Certi giorni devi solo danzare con i tuoi demoni

Certi giorni devi solo danzare con i tuoi demoni, occhi negli occhi.

Certi giorni sono più alti di te e c’è bisogno che ti prendano in braccio per mantenere il contatto visivo.

Devi lasciarti stringere in quell’abbraccio che sembra una morsa e ti toglie il fiato.

Devi farti schiacciare fino a perdere (di nuovo) un attimo, la speranza.

C’eri solo tu.

Ci sei solo tu.

Ci sarai solo tu.

La tua più grande forza.

Certi giorni l’autenticità è la tua condanna. Soprattutto quando intorno hai teste che adorano stare sotto la sabbia per annientare il sentire. L’empatia non è di casa, non è a casa. 

Hai spento i fari delle pupille. Sei nel buio. Lo conosci bene, lo conosci già.

Avevi promesso di non tornarci più e quindi con te c’è anche la rabbia verso di te. 

Eppure è tutto nel cervello, anche stavolta.

Basterebbe ricordare che non giocate nella stessa squadra… e non è una novità.

A testa alta, consapevole dell’indifferenza verso il tuo dolore, giocano beati nei loro proiettori.

Una beatitudine senza gambe.

Una felicità senza ossa.

Una salda etichetta incollata con lamenti quotidiani.

Si sentiranno ancora meglio dopo averti calpestato i sentimenti ancora una volta? Ne saranno consapevoli?


Piangi, se vuoi. Ma bevi il doppio dell’acqua intanto.

Nulla si evolve in certi esseri umani e non puoi farci nulla.

Però per te sì. Ancora una volta. Anche se credi di non avere più la forza.

Anche oggi ce l’hai fatta, a rimanere nella tua squadra.





domenica 2 giugno 2024

Il momento del CLIC

(...) Io aspetto Brooke Logan, ma non si è ancora palesata.


“Chissà se ti ricordi quella sera che ti mandai degli audio lunghissimi per raccontarti quello che avevo provato e quanto fossi fiera di me, per essere stata, nonostante tutto, autentica fino alla fine. Io me la ricordo come se fosse ieri. Quello è stato il momento del CLIC, quello forte. Quella sera ho capito che io e te facevamo parte di due squadre diverse. Di quelle per cui non cambi fede, né divisa.

Io facevo parte di quelli che ancora ci credevano e tu no. Io volevo una storia autentica e con le nostre regole, qualunque fossero, purché decise insieme. 

Con te mi sono resa conto di essere maturata tantissimo, ma purtroppo tu non lo eri. Era più facile scivolare di qua e di là”

(...)

Tira un sospiro di sollevata tristezza.

Vorrei abbracciarla.

Intorno si è creato un silenzio di attesa.


“Mi dispiace che tu non ce l’abbia fatta ad accettare te stesso e le parti buie. Io ci avevo creduto in te ed ero quasi certa che ce l’avresti fatta, con me a fare il tifo per te, al tuo fianco.”

venerdì 12 aprile 2024

Anni 41.

A volte ho paura di non avere più paura.

A cosa serve la paura?

Ho cercato l’etimologia naturalmente e il significato che mi piace di più è lo smarrimento. 

Oggi la vedo così la paura: lo smarrimento.

Però al tempo stesso lo smarrimento può essere anche un lasciarsi andare, nel vuoto, nello sconosciuto.

Abbandonarsi allo sconosciuto, un po’ come si può fare facendo il morto tra le onde del mare agitato… qualcosa succederà, un pensiero stimolante arriverà, uno scoglio su cui sbattere e farsi male ci sveglierà dallo stato di intorpidimento in cui non vedevamo più una direzione.


Prego di vedere con gli occhi della ragione ogni tanto quel cuore che sembra andare per fatti suoi. 

E allora ogni tanto torno da lui e accompagno le sue vedute, a volte illusorie... ma ha troppa voglia di vivere quel cuore. Lo vedi col polso chiuso a sorreggere una testa sognante, come fai a dirgli qualcosa?

E poi adesso torniamo dove abbiamo scritto la “famosa” lettera dal cuore al cervello

Non è più tornato indietro… e alla fine ne siamo tutti fieri.


Sì, fa malissimo in alcune circostanze e poi il cuore non ha orecchie, sente con altre vibrazioni, forse ha una sorta di autismo congenito che non segue il solito “meccanismo”.

E lo vedi rincorrere aquiloni sulla sabbia, incantarsi a guardare la Luna, ballare nel letto… che gli vuoi dire? 

Ha imparato a superare dolori, ha attraversato così tante mancanze d’aria, apnee che sembravano eterne e... buchi neri che… non posso dirgli nulla, se adesso RESPIRA.

Lo osservo splendere leggero e posso solo sorridergli.


Siamo vivi.





sabato 6 aprile 2024

Anni 10.

Continua a scorrere quel calendario e quest'anno siamo al decimo anno, mammaré.

Chissà perché teniamo il conto anche del tempo senza tempo. 


Nel tuo piccolo hai fatto grandi lotte. 

Nel tuo piccolo mi hai lasciato un sacco di insegnamenti… a volte ricevuti a voce, altre con i fatti, altre a “calci in culo”… ma l’insegnamento più grande che ho avuto dalla tua morte è stata… la RINASCITA.

Mi hai scombussolato la scala dei valori, portando a galla nuove esigenze, nuova leggerezza, tanta consapevolezza e chiedendo all’amore per la vita di accompagnarmi ad ogni passo.


E ho ritrovato un pezzo di una cosa che scrissi tempo fa per te e sorridere è stato inevitabile <3


(…)“Di orecchie seppur stanche e talvolta fischiettanti e piene di ronzii, sempre disponibili all’ascolto.

Di ginocchia scricchiolanti che non volevano smettere di camminare.

Di silenziosissime paure nascoste sotto al letto.

Di errori incomprensibili agli occhi di molti, soprattutto ai nostri, con la grande meraviglia e disperazione di chi incassa il colpo, si spezza e crede di morire, ma poi si rialza… solo per amore.

Di emozioni ubriache di vita.

Di instancabile voglia di vivere.


Eri così.“ (…)